COMUNICATO STAMPA
Il tema della difesa della sanità pubblica è e sarà uno dei principali terreni di scontro e di battaglia politica tra maggioranza e opposizione sia a livello nazionale che a livello regionale.
La pandemia del Covid 19 ha rappresentato uno spartiacque. Da un lato ci siamo tutti resi conto dell’importanza cruciale di un Sistema Sanitario pubblico e universalistico, disegnato per garantire la salute di ciascun cittadino e ciascuna cittadina a prescindere dal suo reddito. Dall’altro abbiamo toccato con mano le fragilità e i limiti di un Sistema i cui fabbisogni – in termini di risorse finanziarie, materiali e umane – sono stati per troppi anni sottostimati.
Proprio partendo da queste preoccupazioni nella precedente legislatura i Governi sostenuti dal PD (Conte II e Draghi) avevano impostato un percorso volto ad accrescere l’attenzione e le risorse per irrobustire il nostro Sistema Sanitario, sia immettendo nuove risorse umane sia facendo nuovi investimenti sulla medicina territoriale e sulle nuove tecnologie.
Con il Governo Meloni questo percorso virtuoso si interrompe: nella legge di Bilancio non c’è un Euro per recuperare l’aumento dell’inflazione, e dunque nelle risorse c’è di fatto un taglio, mentre sulla capacità di attuazione del PNRR, che per il SSN rappresenta una grande opportunità, si addensano molte nubi. Se a questo aggiungiamo i propositi dell’attuale Governo in materia di riforme istituzionali c’è da essere veramente allarmati.
La situazione ligure è ancor più preoccupante: nei giorni scorsi la Giunta Regionale ha presentato un disegno di legge che evidenzia un buco di 35 milioni di euro nei conti della sanità ligure. Risorse che verranno recuperate tagliando, di fatto, i servizi ai cittadini.
Ulteriore motivo di preoccupazione è legato al Piano Socio-Sanitario recentemente presentato dalla Giunta Regionale. Diversi sono i profili critici che stanno emergendo dai Sindaci e dagli operatori del territorio: dalla mancata condivisione con le Amministrazioni Comunali, la riduzione delle centrali del 118, che comporterebbe la chiusura della centrale di Lavagna, ed il tema dell’assistenza di base nei piccoli comuni. Preoccupa, inoltre, la mancanza di un piano strutturale di assunzioni e la situazione del Pronto Soccorso di Lavagna che continua ad essere in sofferenza sia per questione logistiche sia per una carenza cronica di personale medico e infermieristico.
Il Piano appare come un “contenitore” privo di contenuti perché non spiega con quali risorse, umane e finanziarie, verrà realizzato. Da un lato, insomma, mancano risposte concrete ai tanti problemi emersi e dall’altro si rischia di indebolire ulteriormente un sistema sanitario già in sofferenza.
Condividiamo le preoccupazioni e le perplessità espresse da molti amministratori locali del Tigullio e crediamo che il Piano andrebbe ritirato e riscritto, partendo da un’analisi molto più approfondita della situazione della sanità ligure, avendo cura -questa volta- di coinvolgere le amministrazioni del territorio nelle scelte.
Alessio Chiappe Laura Bacchella
Segretario PD Tigullio Responsabile Politiche per le Persone PD Tigullio