Un italiano su 20 rinuncia a curarsi a causa della crisi, e il Governo Meloni invece di aiutare i cittadini sostenendo il sistema sanitario pubblico decide di tagliare ancora fondi, smontando pezzo per pezzo il diritto alla salute. La riduzione del Fondo Sanitario Nazionale già dal prossimo anno scenderà al 6.2% del PIL nazionale: ribadiamo la proposta del Partito Democratico di portare la spesa per la sanità al 7,5% del Pil.
A livello regionale la situazione non migliora, anzi, visto il Piano Socio Sanitario di Toti e dell’Assessore Gratarola, che verrà discusso la prossima settimana in aula: un Piano del tutto insufficiente che non pone soluzioni per la crisi sanitaria che stiamo vivendo. All’interno del Piano 2023-2027 non vengono chiuse le ASL territoriali, ma le si svuotano progressivamente di funzioni organizzative e di servizi rendendole di fatto delle scatole vuote, peggiorando ulteriormente la situazione nel caso della ASL4 con l’accorpamento per le parti funzionali con la Asl5 e la ASL 3Genovese.
Nei fatti il Tigullio resta la cenerentola della Sanità Ligure. Una periferia dell’impero. Tra fondi PNRR e di edilizia sanitaria si parla di centinaia di milioni di euro, per il Tigullio solo bruscolini. E quelle poche cose che si fanno nascono dalla spinta del territorio e delle sue associazioni. Nessun investimento pubblico, la destra non scommette sulla qualità della sanità del nostro comprensorio. Anzi taglia, rendendo la sanità “minima” e aprendo nei fatti alla privatizzazione.
L’accorpamento della centrale del 118 del Tigullio con la centrale di Genova è stato un tema già dibattuto nei mesi scorsi per cercare di porre un rimedio a questa decisione scellerata, che avrebbe di fatto privato un territorio vasto come il nostro di un servizio necessario e prezioso: nel Piano Sanitario la decisione viene confermata.
Il pronto soccorso di Lavagna che dovrebbe essere implementato e rafforzato anche per la sua operatività centrale per tutto il comprensorio, non solo non viene rafforzato ma non vengono nemmeno posti rimedi per la questione dei medici a gettone: un sintomo che evidenzia le straordinarie carenze di personale, che saranno acuite ancora di più dalle scelte del governo che sta tagliando sui contributi del personale sanitario e pubblico.
L’opera di svuotamento dell’Ospedale di Sestri Levante procede: il pessimo Piano Socio Sanitario dell’ex Assessora regionale Viale, diceva che il futuro di quel Polo era fatto di tagli. Nel Piano proposto dall’Assessore Gratarola, Sestri è un ospedale fantasma, e ne continua l’opera di depotenziamento, senza neppure indicare le specialità che saranno presenti. Un deserto. Nessun potenziamento della riabilitazione, dei reparti legati all’alimentazione. Dopo l’emergenza Covid, non si è scelto neppure di valorizzare il ruolo di quel polo, anche dal punto di vista delle patologie respiratorie, prevedendo un centro per la riabilitazione e per i long Covid, che avrebbe unito le due vocazioni dell’ospedale. Neppure un ragionamento sulla dialisi, che invece dovrebbe essere rafforzato perché molto utilizzato, soprattutto nel periodo estivo.
L’Ospedale di Rapallo continua ad essere un ospedale a metà. Perderà il punto di primo intervento (nello scorso mandato la destra aveva proposto pure un Pronto Soccorso), una parte del Polo viene nei fatti gestita dall’Ospedale Galliera di Genova, pendendo il suo ruolo di attrattore contro le fughe. Anche qui nessun investimento: non viene indicato un potenziamento del Pronto Soccorso oculistico, che sarebbe necessario soprattutto nei periodi estivi e nei week end, quando la popolazione, e quindi l’utenza, raddoppia.
Per una chiara decisione politica l’entroterra è completamente lasciato indietro e messo da parte: sono stati costruite le case di comunità, che avrebbero potuto essere un ottimo presidio per le aree interne, ma la Giunta Toti ha deliberatamente scelto di costruirle all’interno degli ospedali isolando quindi, ulteriormente, tutte le vallate, insistendo nel percorso che sta portando la nostra regione ad avere territori di seria A e territori di serie B. Pensiamo all’Ospedaletto di Cicagna, che sarebbe stato un punto di riferimento centrale per la Val Fontanabuona e la Val d’Aveto.
Il tutto si accompagna con il problema maggiore che si riscontra nel Tigullio, come nel resto della regione, la carenza del personale sanitario: l’Assessore Gratarola non sa dare risposte rispetto a quanto personale servirebbe per tornare a regime, per il bene dei pazienti e per il bene dei lavoratori, ma le stime delle associazioni parlano di circa 1200 infermieri e 800 specialisti in meno del necessario a livello ligure. A queste cifre infine vanno aggiunti tutti i medici di medicina generale che stanno andando in pensione: nel Tigullio sono almeno 15.000 i pazienti che nei prossimi anni rischiano di trovarsi senza medico di base. Un quadro devastante, in cui la sanità pubblica arretra ed avanza la privatizzazione dei servizi e delle prestazioni, nel silenzio complice della destra, che alla sanità pubblica dimostra di non credere.
La campagna sulla sanità del Partito Democratico in vista del Piano Socio sanitario è partita settimane fa e non si interromperà: amministratori locali, consiglieri regionali e gruppi parlamentari continueranno a dare battaglia perché la sanità pubblica torni ad essere per tutti, giusta e vicina alle persone.